Casa-Studio Realizzato su progetto e direzione dell’ Architetto Nicola Auciello
Un interno nell’interno. Talvolta i progetti accadono, quasi senza sforzo. E’ ciò che è avvenuto all’interno di questo piccolo spazio di circa 28 mq. Il risultato? Un piccolo studio e allo stesso tempo uno spazio dove isolarsi: un interno nell’interno.
Un ufficio che all’occorrenza può trasformarsi in rifugio abitativo, un “unitè de survivance” per concorsi, nottate o semplicemente per pensare in solitudine.
L’intero progetto muove quindi da un’ipotesi: disegnare una casa/studio apparentemente aderente alle esigenze del proprietario, sottolinearne il carattere spaziale in modo da rendere discontinua (e quindi non scontata) la percezione dello spazio. Il ruolo del dettaglio, in questo caso, diviene un semplice approfondimento di scala, da verificare in alcuni punti significativi.
Dettaglio risolto con inventiva coincidente con i semplici elementi strutturali e di arredo: la centralità di una parete che si trasforma in schermo di proiezione all’occorrenza, le “porte-pannello” a tutt’altezza che si lasciano trafiggere da “lame di luce” al calar della sera, le adiacenti librerie che ne proseguono e rafforzano il disegno, il gioco di specchi che raddoppia gli arredi e gli spazi oltre a proseguire le linee
orizzontali delle mensole sul muro, il leggìo che con una veloce rotazione si trasforma in piano di appoggio (ad esempio per un proiettore).
Infine l’accento posto su alcune funzioni, ad esempio i quadri realizzati con stoffe disegnate da architetti come Charles & Ray Eames o Verner Panton enfatizzate in questo nuovo utilizzo, come per sottrarle ad una scontata quotidianità
Ciò che prevale è l’uso della linea retta, sinonimo di chiarezza e semplicità, economia, astrazione, la prevalenza dei piani bidimensionali, sempre fortemente accentuati: setti murari, pavimentazioni in gomma, come per gli spazi pubblici, che accrescono il senso di sconfinamento fra interno ed esterno. Nonché il ruolo centrale assegnato alla luce, naturale o artificiale, con la quale il progettista gioca modulandola diffusa, morbida, in costante dialettica con l’ombra. Ma anche l’abolizione di ogni colore,che ne deriva dai materiali stessi, con il prevalere dei diversi toni del bianco (nei muri come nelle opere in ferro o negli arredi), dei toni caldi del legno (ad esempio “il legno di pino” nella libreria a parete o nello spazio letto) e del grigio antracite del pavimento.
Un lusso dato dalla perfezione dei particolari.
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